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Come si fa il vetro?

By 30 Luglio 2021 Agosto 17th, 2021 No Comments
Come si fa il vetro?

Nell’articolo odierno proveremo a rispondere in modo semplice alla domanda: come si fa il vetro?

Il processo di lavorazione del vetro ha origini talmente antiche che si perdono nei meandri della storia. Giusto per dare un’idea del periodo, il primo utilizzo del vetro pare risalire al III millennio a.C. in Mesopotamia, ovvero circa 5000 anni fa. 

Il metodo di lavorazione del vetro si è dunque affinato negli anni (o meglio nei millenni), fino a raggiungere la perfezione. Esso si compone di cinque fasi:

  • miscela; 
  • fusione;
  • formatura;
  • ricottura;
  • finitura.

 

Come si fa il vetro? Miscela

Il vetro si ottiene con una miscela di silice, soda e calcio, i quali devono essere triturati e mescolati. Vengono poi aggiunte altre sostanze funzionali alla lavorazione del materiale, come ad esempio il carbonato di sodio che abbassa il punto di fusione della silice, consentendo la lavorazione del vetro a temperature più basse. 

Una volta ottenuto il materiale grezzo può cominciare la vera e propria produzione del vetro.

 

Come si fa il vetro? Fusione

La fusione del vetro avviene a temperature che si aggirano intorno ai 1500/1600 gradi centigradi, in appositi forni fusori.

In questa fase si verificano reazioni chimiche che portano alla formazione di una sostanza vetrosa che deve essere il più omogenea possibile.

 

Come si fa il vetro? Affinaggio

Prima di passare alla formatura, è fondamentale procede ad un passaggio intermedio detto affinaggio.

In questa fase, il vetro fuso (ricordiamo che la temperatura di fusione del vetro è di circa 1600 gradi centigradi) viene privato di quelle bollicine di gas che si creano durante la fase di fusione.

Questa operazione evita la formazione di bolle d’aria nel prodotto finito, le quali, oltre ad non essere esteticamente gradevoli, potrebbero rendere il vetro più fragile e soggetto a crepe o a rotture.

Dopo una fase di riposo in cui il la massa vetrosa fusa viene raffreddata lentamente, termina la fase di fusione del vetro e si può procedere con la formatura.

 

Come si fa il vetro? Formatura

Prima che si raffreddi completamente, il vetro assume uno stato plastico e diviene perciò molto malleabile. A questo punto prende il via la vera e propria lavorazione del vetro.

É in questa fase infatti che il vetro assume la sua forma finale (o quasi, come vedremo in seguito). A secondo del risultato che si vuole ottenere, sono diverse le tecniche che possono essere impiegate per la lavorazione del vetro. In questa sede citiamo, a titolo esemplificativo, la soffiatura tipica della lavorazione del vetro di Murano, ma questo sarà oggetto di una trattazione successiva.

 

Come si fa il vetro? Ricottura

Dopo aver conferito al vetro la forma desiderata, esso viene nuovamente scaldato, questa volta a temperatura inferiori rispetto a quanto avveniva in precedenza per la fusione.

Lo scopo della ricottura è quello di eliminare segni di torsione che si creano nella fase della formatura e che potrebbero creare problemi nella successiva fase della finitura.

 

Come si fa il vetro? Finitura

A questo punto il lavoro è quasi terminato, mancano solamente gli ultimi accorgimenti che, anche in questo caso, variano a secondo dell’oggetto in vetro che si intende realizzare.

I tipi di finitura sono:

  • meccanica;
  • chimica;
  • termica.

Come per la formatura, anche questo punto sarà oggetto di una trattazione dedicata, pertanto qui ci limiteremo a citare alcuni esempi di ognuna delle tre tipologie di finitura. 

  • La finitura meccanica comprende operazioni quali la molatura, la smerigliatura e la pulitura
  • La finitura chimica prevede l’opacizzazione del vetro tramite acido fluoridrico.
  • La finitura termica consiste in operazioni come la tempra e la ricottura.

Per approfondire queste tecniche di produzione del vetro rimandiamo agli articoli dedicati nella sezione Notizie del sito.

 

Conclusioni

Prima della consegna del prodotto finito viene solitamente eseguito un controllo qualità, dopodiché l’oggetto è pronto per essere commercializzato.